Arcibasilica di San Giovanni in Laterano

Arcibasilica di San Giovanni in Laterano

Confusa nel traffico intenso della città è nascosta ai nostri occhi la lettura storico –artistica di una delle più note piazze di Roma connotata soprattutto dalla presenza dell’arcibasilica di Roma all’interno delle Mura Aureliane, dove convergono le antiche vie Celimontana, Asinaria, Tuscolana e l’odierna via dell’Amba Aradam. E’ all’inizio del IV secolo che per opera di Costantino all’indomani della storica vittoria ottenuta su Massenzio nel 313, confluiscono in una organica visione politica e culturale tutte le istanze nate dalla disgregazione del “mondo antico”. E’ Costantino che sceglierà Bisanzio come nuova capitale dell’Impero “la città che era stata il centro del paganesimo non poteva diventare pacificamente e senza pregiudizio della politica imperiale il centro operante del Cristianesimo”; sottolinea però l’inimitabile gloria del modello chiamandola con il nome ufficiale di Nuova Roma ma poi comunemente riconosciuta da tutti come Costantinopoli. Spostando di fatto la capitale dell’Impero in Oriente, anticipò a Roma e in Occidente un sostanziale vacanza del potere imperiale forte inaugurando la collaborazione con i papi che diventò più tardi aperto conflitto tra il potere della Chiesa e l’Imperatore. A Costantinopoli come a Roma paganesimo e cristianesimo ancora convivevano e qui il principe, pur mantenendo l’ossequio al dio Sole, donava a papa Melchiade la proprietà dei Laterani, avuta in dote dalla moglie Fausta sorella di Massenzio, e vi fece costruire il primo impianto del Battistero ( la forma attuale risale ad una totale ricostruzione eseguita per volere di Sisto III nel 432-440). Fu la prima basilica cristiana dopo l’Editto, “Madre di tutte le chiese del Mondo” che papa Silvestro I (314-355) consacrò e dedicò al Salvatore; solo in seguito, quando assunse particolare importanza il culto di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Evangelista, venne intitolata S. Giovanni in Laterano. Per circa mille anni la basilica resterà sede papale e chiesa madre di Roma fino al 1309 (dopo Avignone la sede papale tornò a Roma ma in Vaticano nel 1377). Lo sguardo del visitatore ricostruirà l’area da Piazza di Porta S. Giovanni fino a Piazza S. Giovanni incorniciata da edifici correlati al Palazzo Papale (quello attuale è opera di Domenico Fontana nel 1586 che demolì l’antico palazzo salvando alcune parti di esso) e che un’ipotesi colloca nelle strutture della Domus Faustae dove, secondo una tradizione, pare si fosse svolto il Sinodo del 313 “convenerunt in domum Faustae in Laterano”. Al centro lo spazio aperto di un’area o campus (caelimontanus o martialis), riservato alle esercitazioni militari e alla virtus dei giovani, di repubblicana memoria ma perpetuata in età imperiale e confluita nell’accezione puramente ludica destinata all’attività fisica e alle corse dei cavalli. Fu qui, ove nel 1588 fu trasferito l’obelisco proveniente dl Circo Massimo, che dal secolo VIII secolo, per iniziativa di alcuni papi e in particolare di Leone III ,cominciarono ad essere riunite alcune tra le sculture più significative e rappresentative del potere politico dei papi, la statua equestre di Marco Aurelio, la Lupa capitolina e alcuni frammenti di un colosso di bronzo (Costantino? Si trovano ora in Campidoglio). Si può osservare come la Lupa fosse ben collocata nel campo martialis essendo Romolo e Remo figli del dio Marte, o come la statua equestre che rimanda all’esercizio del potere possa correlarsi al simbolo del trono vescovile. La fase di maggiore espansione del Palazzo si realizzerà nel corso del secolo VIII e in particolare, con il pontificato di Leone III, le iniziative edilizie sembrano rispondere ad un preciso piano politico visibile tra l’altro nell’intenzione di rivaleggiare con le residenze imperiali di Costantinopoli; ma una serie di eventi concorrono a restituire la temperie storico- politico del momento: la demolizione del Palazzo dei Cesari sul Palatino e la redazione del famoso falso della Donazione di Costantino (dichiarato tale in base agli studi di Nicolò Cusano e Lorenza Valla nel XV secolo) legittimazione del potere temporale su Roma e l’Occidente ma in generale della sovranità del potere ecclesiastico. Leone III si rivela uno strenuo difensore degli interessi e del dominio temporale della Chiesa. A questo proposito fece costruire nel Patriarchio un grande triclinio e una sala per cerimonie non religiose che prendeva a modello le grandi aule dei palazzi imperiali di Costantinopoli significando simbolicamente l’uguaglianza di dignità tra il papa e l’imperatore bizantino.

COSTO VISITA € 10; COSTO INGRESSO CHIOSTRO: € 3. 

Info e prenotazioni: 389.0462469

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1 Giugno 2019: la GEA compie 30 anni di attività!

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Ai “migliori anni della nostra Gea”

Signore e Signori son qui per parlare
ma di certo il poeta non so proprio fare.
Perdonate dunque la mia esitazione,
cercherò di sopravvivere a questa emozione.
Poche parole dovrete ascoltare
da chi, come me, non sa presentare
ma vuole soltanto, per un solo momento,
dirvi due cose su un bell’argomento.
Siam qui riuniti per festeggiare
"trent’anni" di vita nel ricercare
quel che a coloro che ci han preceduto
è per fortuna sopravvissuto,
giungendo spesso, così imponente,
da far tremar tutta la gente,
che spesso ignara, oppur cosciente,
scavava tutto cercando il niente.
Ma un muro antico a volte intatto,
ti può portar pure allo sfratto!
Case, villini, proprietari e inquilini,
nessun privilegio, nessuna amnistia,
quei “quattro sassi” tutto spazzan via!
Luce, telefono, acqua e metano,
dottore, la prego, ci dia una mano!
Architetto, geometra, bella signora,
non vogliamo aspettare neanche più un’ora.
Di qui non si passa, il traffico intralcia,
si sbrighi, che fa, si gratta la pancia?
Non vede che ho fretta, non riesco a passare,
son solo “due cocci” ma che ci vuoi fare!
“A Roma ndo’ scavi trovi sempre quarcosa,
ma che n’ch’o sai, è ‘na vecchia storia!
Mi’ nonno abitava proprio qui dietro,
ha visto la guera e conosciuto San Pietro!
Mi’ zio c’è cresciuto e spesso diceva
che quarcuno ce stava ma che ‘sto morto nun c’era.”
“Che bel lavoro, ci vuole passione,
è il mio sogno e la mia aspirazione,
anche se poi diciamola tutta:
‘sta bella roba, un mio amico, la tiene in soffitta!
Ma è sempre meglio che vedé ‘sti pezzettini
ammucchiati e ammuffiti nei magazzini.
A casa c’ho un vasetto, un bell’oggetto,
se glielo porto mi ci trova un difetto?
Quanto può valé ‘sta strana moneta
che mi’ cugino ha trovato ‘n pineta?
Se esce un tesoro, facciamo così:
un pò me lo prendo e un pò resta qui!
Vuoi dire che a casa non c’hai proprio niente:
un vaso, una statua, un prezioso pendente?
Quel tale a Cerveteri tanti anni fa
ha trovato una tomba...che qualità!”
La gente ci parla, racconta e non sa
che con le “Belle Arti”...non ci abbiamo a che fa’!
Ma oggi siam qui e vogliam celebrare
il passato, il presente e poter raccontare
di una società che ha per nome la “terra”
e che i nostri sorrisi da sempre risveglia.
Quante cose successe in questi trent’anni che a raccontarlo son gioie ed affanni.
Qualcuno non c’era tanti anni fa,
qualcuno da allora è arrivato fin qua,
poteva sembrare una dura missione
ma il tempo paziente gli ha dato ragione.

Ed eccoci ora qui a ringraziare
tutti coloro che han saputo creare
con i sacrifici e le grandi rinunce
la GEA S.C.ar.l., non una qualunque.
A tutti è rivolto questo messaggio
a chi ha avuto torto e a chi è stato saggio.
A chi poi è rimasto onesto e coerente
e a chi si è spostato in un’altra corrente.
A chi ha creduto di potercela fare
ma anche a chi ha scelto una vita normale.
A tutti i colleghi, vicini e lontani,
che sempre ci han teso le loro mani.
A tutti quei soci di un tempo e di adesso,
a chi è rimasto, comunque e lo stesso.
(Claudia Corsello)

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