Porta Asinaria

Porta Asinaria

DOMENICA 24 FEBBRAIO, ore 15.00
Porta Asinaria è una porta delle mura Aureliane di Roma, edificate tra il 270 e il 273. L’Asinaria è la sola, tra le porte antiche di Roma, ad avere contemporaneamente torri cilindriche affiancate a torri quadrangolari e questo conferma che, come altre due (Porta Pinciana e Porta Metronia), era in origine un’apertura di scarsa importanza, posta al centro di due delle torri a base quadrata che componevano la normale architettura del muro. La strutturazione successiva, che la rese un accesso monumentale dotandola di torri cilindriche ai lati del fornice, alte circa 20 metri, ne faceva, di fatto, una fortezza. E’ famosa per essere stata utilizzata dai Goti di Totila per l’ingresso ed il saccheggio della città del 17 dicembre 546 con relativa distruzione, secondo i cronisti dell’epoca, di un terzo della cinta muraria. Venne definitivamente chiusa nel 1574, contemporaneamente all’apertura della vicina Porta San Giovanni, resa necessaria nell’ambito della ristrutturazione dell’intera area del Laterano per agevolare il traffico da e per il sud d’Italia. A quell’epoca, del resto, la porta Asinaria era divenuta ormai quasi inagibile per il progressivo innalzamento del livello stradale circostante (circa 9 metri) e anche per questo era ormai del tutto inadeguata a sostenere il volume di traffico, sebbene apparisse molto più imponente dell’altra. L’interramento progressivo ha consentito la conservazione, come è avvenuto anche per la Porta Ostiense, della fortificazione interna, conferendo all’intera struttura l’aspetto di un’opera difensiva autonoma.

Deve il suo nome all’antica via Asinaria, molto precedente alla stessa cinta muraria, che l’attraversava confluendo, più avanti, nella via Tuscolana. All’interno della città la via Asinaria diventava invece, con un singolare accostamento toponomastico, la Via Santa, che dal Laterano conduceva alla Basilica di San Pietro; in occasione delle incoronazioni dei nuovi pontefici nel medio evo veniva percorsa dai papi neo-eletti in processione, nella loro duplice veste di Pontefice e Vescovo di Roma. Nei pressi della porta venne rinvenuta una delle “pietre daziarie”, sistemate nel 175 e scoperte in tempi differenti nelle vicinanze di alcune porte importanti (ne sono state trovate solo altre due, vicino alla Salaria ed alla Flaminia; erano poste ad individuare una sorta di confine amministrativo, dove si trovavano gli “uffici di dogana”. Ma se questi uffici provvedevano alla riscossione delle tasse sulle merci in entrata e in uscita dalla città, in epoca medievale, dal V secolo e almeno fino al XV, vennero adibiti anche alla riscossione del pedaggio per il transito dalle porte, alcune delle quali, secondo una prassi divenuta normale, erano addirittura di proprietà di qualche ricco possidente o appaltatore. Da un documento del 1474 apprendiamo che il prezzo d’appalto per la porta S. Giovanni (evidentemente l’Asinaria, visto che la San Giovanni venne aperta un secolo dopo) era pari a ”fiorini 74, sollidi 19, den. 6 per sextaria” (“rata semestrale”); si trattava di un prezzo abbastanza alto, e alto doveva quindi essere anche il traffico cittadino per quel passaggio, per poter assicurare un congruo guadagno al compratore. Guadagno che era regolamentato da precise tabelle che riguardavano la tariffa di ogni tipo di merce, ma che era abbondantemente arrotondato da abusi di vario genere, a giudicare dalla quantità di gride, editti e minacce che venivano emessi. (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Asinaria)

Appuntamento: ore 14.45, inizio di Via Sannio (P.le Appio). COSTO VISITA: € 10 + COSTO INGRESSO € 4/€ 3 (intero).

Prenotazioni al 389.0462469

 

 


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1 Giugno 2019: la GEA compie 30 anni di attività!

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Ai “migliori anni della nostra Gea”

Signore e Signori son qui per parlare
ma di certo il poeta non so proprio fare.
Perdonate dunque la mia esitazione,
cercherò di sopravvivere a questa emozione.
Poche parole dovrete ascoltare
da chi, come me, non sa presentare
ma vuole soltanto, per un solo momento,
dirvi due cose su un bell’argomento.
Siam qui riuniti per festeggiare
"trent’anni" di vita nel ricercare
quel che a coloro che ci han preceduto
è per fortuna sopravvissuto,
giungendo spesso, così imponente,
da far tremar tutta la gente,
che spesso ignara, oppur cosciente,
scavava tutto cercando il niente.
Ma un muro antico a volte intatto,
ti può portar pure allo sfratto!
Case, villini, proprietari e inquilini,
nessun privilegio, nessuna amnistia,
quei “quattro sassi” tutto spazzan via!
Luce, telefono, acqua e metano,
dottore, la prego, ci dia una mano!
Architetto, geometra, bella signora,
non vogliamo aspettare neanche più un’ora.
Di qui non si passa, il traffico intralcia,
si sbrighi, che fa, si gratta la pancia?
Non vede che ho fretta, non riesco a passare,
son solo “due cocci” ma che ci vuoi fare!
“A Roma ndo’ scavi trovi sempre quarcosa,
ma che n’ch’o sai, è ‘na vecchia storia!
Mi’ nonno abitava proprio qui dietro,
ha visto la guera e conosciuto San Pietro!
Mi’ zio c’è cresciuto e spesso diceva
che quarcuno ce stava ma che ‘sto morto nun c’era.”
“Che bel lavoro, ci vuole passione,
è il mio sogno e la mia aspirazione,
anche se poi diciamola tutta:
‘sta bella roba, un mio amico, la tiene in soffitta!
Ma è sempre meglio che vedé ‘sti pezzettini
ammucchiati e ammuffiti nei magazzini.
A casa c’ho un vasetto, un bell’oggetto,
se glielo porto mi ci trova un difetto?
Quanto può valé ‘sta strana moneta
che mi’ cugino ha trovato ‘n pineta?
Se esce un tesoro, facciamo così:
un pò me lo prendo e un pò resta qui!
Vuoi dire che a casa non c’hai proprio niente:
un vaso, una statua, un prezioso pendente?
Quel tale a Cerveteri tanti anni fa
ha trovato una tomba...che qualità!”
La gente ci parla, racconta e non sa
che con le “Belle Arti”...non ci abbiamo a che fa’!
Ma oggi siam qui e vogliam celebrare
il passato, il presente e poter raccontare
di una società che ha per nome la “terra”
e che i nostri sorrisi da sempre risveglia.
Quante cose successe in questi trent’anni che a raccontarlo son gioie ed affanni.
Qualcuno non c’era tanti anni fa,
qualcuno da allora è arrivato fin qua,
poteva sembrare una dura missione
ma il tempo paziente gli ha dato ragione.

Ed eccoci ora qui a ringraziare
tutti coloro che han saputo creare
con i sacrifici e le grandi rinunce
la GEA S.C.ar.l., non una qualunque.
A tutti è rivolto questo messaggio
a chi ha avuto torto e a chi è stato saggio.
A chi poi è rimasto onesto e coerente
e a chi si è spostato in un’altra corrente.
A chi ha creduto di potercela fare
ma anche a chi ha scelto una vita normale.
A tutti i colleghi, vicini e lontani,
che sempre ci han teso le loro mani.
A tutti quei soci di un tempo e di adesso,
a chi è rimasto, comunque e lo stesso.
(Claudia Corsello)

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